Malacorda (anobii) Il 2017 inizia con soddisfazione. In questi tempi di starwars-mania imperversante in ogni dove, io canto fuori dal coro e mi sento più affezionata e a mio agio con un tipo di fantascienza più sobria, un po' più low profile e più riflessiva. Sarà che ho iniziato la mia carriera di lettrice interessandomi ad Asimov: scegliere questo libro è stato il piacere di un "ritorno alle origini" oltre che di una lettura in sintonia con il mio modo di sentire questo genere. Lo si chiami fantascienza, lo si chiami utopia o distopia, lo si chiami come si vuole, la descrizione di un ipotetico e lontano futuro deve servire a far riflettere sul presente. Ci sono elementi in comune con "Nella pietra" - per quanto storia e ambientazione siano diametralmente opposti: le riflessioni sull'essere umano e il significato della vita, l'amore e l'attenzione per la natura e l'ambiente (che invece attualmente stiamo distruggendo). Non sono duecentoquaranta pagine di sola filosofia: ci sono anche un po' di azione e avventura, un po' di suspence, anche se non sono questi i veri obiettivi del racconto. I personaggi restano piuttosto bidimensionali, non escono a tutto tondo dalla pagina, mi è mancato il vero protagonista cui affezionarmi o per cui provare empatia. La trama in sintesi: storia di una missione archeologica da Marte - dove l'uomo del futuro si è trasferito armi e bagagli da alcuni secoli orsono - alla Terra, onde cercare le antiche vestigia di un mondo non solo distrutto ma ormai dimenticato. Il passato e il futuro della civiltà umana finiranno così in un certo qual modo non solo per incontrarsi ma anche scontrarsi, confrontarsi tra le pieghe dei corsi e ricorsi storici: gli uomini abitanti di Marte sono più evoluti di oltre un millennio per quel che concerne le scienze e la tecnologia, ma gli uomini superstiti sulla Terra sono a loro volta più evoluti in termini di capacità di pensiero filosofico e capacità di seguire l'ispirazione del bene. Quelli su Marte preferiscono essere empirici e considerarsi animali razionali, mentre quelli superstiti sulla Terra mettono in pratica alla lettera "homo sum, humani nihil a me alienum puto". Ma in effetti, non esiste forse già oggi questa distinzione, sebbene abitiamo ancora tutti sullo stesso pianeta? L'intreccio ha parecchi elementi improbabili, anzi direi decisamente irreali; le premesse che la narrazione espone sono lo stretto indispensabile affinché il lettore si possa orientare un minimo nella vicenda ma certo non c'è nessuna pretesa di esporre una qualche spiegazione scientifica più o meno realistica dei fatti narrati (al contrario di quello che invece fa solitamente Asimov). Però se si inizia a leggere la storia accettando per quel che sono le premesse anche più improbabili, quando l'intreccio arriva al dunque ci si rende conto che la situazione creatasi offre un interessantissimo esperimento all'interno dell'incontro/scontro di due civiltà diverse, di due diversissimi modi di essere umani. Il cinismo e il materialismo portati alle estreme conseguenze - per quanto riguarda gli uomini abitanti di Marte - sono da brivido, come giustamente osserva Parimpari qua sotto, e altrettanto eccessivi sono il candore e l'ottimismo degli uomini superstiti sulla Terra; però il racconto limpido e scorrevole arriva a destabilizzare il lettore: impossibile non trovarsi d'accordo, a seconda dei momenti, con gli uni o con gli altri. Si arriva a toccare con mano, in maniera piuttosto concreta, che il progresso contiene in sé una parte di regresso e viceversa. Ancora una volta consigliatissimo, Servignani è stato una eccellente scoperta del 2016 ed è un'ottima conferma per il 2017. _____________________________________ Parimpari Servignani, in un campo del tutto differente dal precedente ("Nella pietra") si conferma scrittore di vaglia, ricercato nello stile ma al contempo fluido, sensibile ai valori spirituali dell'uomo oltre che attento alle sue capacità scientifiche, ottimo indagatore dell'animo. Si tratta di una bellissima storia di fantascienza, molto ben costriuta e originale, con un certo sapore nostalgico e malinconico nonostante l'attualità delle tematiche trattate (o a causa di esse - riscaldamento globale, tecnologizzazione del mondo, materialismo estremo): non sono un esperto del campo ma forse si potrebbe definire fantascienza filosofica. Se devo muovere un appunto, gli uomini di Sito-0 sono troppo buoni, nel senso che la loro società risulta quasi un'utopia in stile Campanella o Thomas More, ma forse era nelle intenzioni dell'autore di dare un tratto anche un po' fiabesco e ingenuo alla narrazione. Per il resto nulla da eccepire: da brividi il cinismo dell'uomo "libero", se una scintilla di speranza va ricercata nei suoi errori di produzione. Mi sembra un libro molto istruttivo, magari per far riflettere le giovani generazioni sul futuro del nostro piccolo pianeta e della nostra misera civiltà. _____________________________________ Evelina una bellissima storia di fantascienza, con tanti risvolti emotivi e una grande sensibilità. Che bell'autore Servignani! _____________________________________ Francesco Scorsa Non ho mai approfondito la fantascienza, ma questo libro mi ha davvero entusiasmato. Forse sono stato troppo prevenuto fino a questo momento, o forse ho trovato un autore davvero notevole. Voglio dire, mi sembra molto più che semplice fantascienza, si tratta di filosofia e del senso della nostra esistenza, di dove vogliamo andare _____________________________________ Fabio De Angelis Un bel romanzo ambientato in un futuro immaginario, ma neanche troppo imprevedibile. Non si tratta di un libro di fantascienza, ma analizza gli aspetti della società e dell'uomo moderno che viviamo adesso proiettandoli in quello a cui condurranno nel futuro. Ben scritto, una lettura edificante e... preoccupante _____________________________________